Secondo appuntamento dedicato ai Joy Division: oggi parliamo di “Unkown Pleasures”.
Primo effettivo album in studio dopo la raccolta di “An Ideal For Living”, “Unknown Pleasures" (1979) consolida il sound della band, messo a punto dalla produzione di Martin Hannett e trainato dal dramma umano di Ian Curtis, che in questo progetto riesce ancora a raccontare la sua disperazione con rabbia e una certa lucidità. Nonostante l'album non venga anticipato da alcun singolo raggiunge il secondo posto in Regno Unito nella Indie Chart e dopo la pubblicazione del successivo "Closer" entra anche nella classifica generale degli album più venduti del 1980. Buona parte di questo successo si deve al produttore Hannett, che sfruttando tecniche innovative per l'epoca (tra cui echi e delay digitali) contribuisce a rendere il suono della band più spaziale e atmosferico, differenziandolo da tutto ciò che popola la scena punk rock dell'epoca. Tuttavia, i membri del gruppo, sebbene seguano alla lettera le sue indicazioni, si mostrano inizialmente insoddisfatti del risultato ottenuto, decisi a rendere le loro tracce il più possibile fedeli all'aggressività dei live. A Hook in particolare sembra che Hannett conferisca un mood eccessivamente dark ai brani, depotenziandoli, mentre Morris e Curtis accolgono con maggiore positività il suo lavoro. Come Hook stesso ammetterà in seguito, il ruolo di Hannett fu fondamentale per dare alla band un suono che fosse fortemente identificativo. L'iconica copertina dell'album è opera di Peter Saville, che riprende l'immagine delle onde radio della stella pulsar CP1919 da un'enciclopedia e ne inverte il colore in bianco su nero. Ad aprire il disco è il ritmo nervoso di "Disorder", in cui la voce di Curtis confessa: "I've been waiting for a guide to come and take me by the hand" ("aspetto che una guida arrivi e mi prenda per mano"). Nell'oscura "New Dawn Fades" riff di chitarra e di basso, centrali nella musica dei Joy Division, si sovrappongono e su di essi si erge tutta la potenza e intensità espressiva di Curtis. In "She's Lost Control" lo sguardo di Curtis si posa su una donna che egli stesso aveva conosciuto presso un centro di riabilitazione per l'impiego e che come lui soffriva di epilessia. Non vedendola più frequentare il centro, Curtis aveva creduto che la donna avesse trovato lavoro, per poi scoprire della sua morte a causa di una crisi. L'album riceve recensioni positive in seguito alla sua pubblicazione, ma sarà solo dagli anni '90 in avanti che i critici riconosceranno retrospettivamente il valore di "Unknown Pleasures", inserendolo in numerose liste tra i migliori album di tutti i tempi.
Oggi vi consigliamo di immergervi nelle atmosfere dei Joy Division con "Disorder", grazie alla quale riusciamo per un attimo a cogliere il punto di vista straniante di Curtis di fronte a una realtà senza vie di fuga.